"Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito;
vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore;
vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.
E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune…
Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera,
distribuendole a ciascuno come vuole"
(1 Cor 12, 4-11)
E’ il Gruppo locale dell’AGESCI (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani), un’associazione diffusa in tutta Italia. Educhiamo i bambini e i ragazzi ad essere “buoni cristiani e buoni cittadini” usando un metodo educativo introdotto dal nostro fondatore Lord Baden Powell of Gilwell nell’800 Ci rivolgiamo e accogliamo tutti i bambini e i ragazzi che vogliono impiegare un po’ del loro tempo per crescere con i nostri valori Siamo 180.000 in tutta Italia, 50 tra ragazzi e Capi nel nostro Gruppo. Siamo in questa Parrocchia ininterrottamente dal 1983
Siamo divisi in tre Branche: bambini da 8 a 11 anni che formano il Branco; ragazzi da 12 a 16 anni che formano il Reparto; giovani da 16 a 21 anni che formano il Noviziato e Clan ovvero la Branca RS. I Capi sono uomini e donne dai 21 anni in poi, che scelgono di spendere parte della loro vita nell'educazione degli altri; i Capi fanno ai loro ragazzi una esplicita proposta di Fede cattolica e cercano di trasmettere i valori del servizio, della pace, dell'amore verso gli altri
E' una aggregazione laicale di formazione spirituale permanente di testimonianza cristiana personale e di gruppo al servizio dell'animazione religiosa della comunità parrocchiale.
Si riunisce quindicinalmente e svolge con i suoi iscritti un programma di formazione spirituale elaborato dal centro nazionale, attraverso un testo comune sotto la guida di un Assistente.
Si rivolge a tutti gli appartenenti alla comunità parrocchiale, secondo l'età.
E' presente in Parrocchia da oltre un sessantennio anche se non esistono date precise.
L'Ordine Francescano Secolare è costituito da cristiani che, per una vocazione specifica, mediante una Professione solenne, si impegnano a vivere il Vangelo alla maniera di S. Francesco, nel proprio stato secolare, osservando una Regola specifica approvata dalla Chiesa. Annunciamo Cristo con la Vita e la Parola; testimoniamo nella vita quotidiana i beni futuri: nell'amore della povertà, nell'obbedienza e nella purezza di cuore.
Ci rivolgiamo a tutte le persone di buona volontà, sacerdoti e laici che secondo lo spirito francescano, desiderano testimoniare con la vita e con opere concrete l’amore verso Dio e il prossimo.
La Fraternità “S. Francesco” in Tivoli eretta presso la Parrocchia Santa Croce in Santa Maria Maggiore ha 20 Professi e 11 Novizi L’Ordine Francescano Secolare, anticamente detto “I fratelli e le sorelle della Penitenza” è presente in questo territorio sin dall’arrivo in Tivoli del Serafico Padre Francesco
Il Gruppo dei Ministranti “San Tarcisio” esercita il proprio servizio presso la Parrocchia “Santa Croce”, negli eventi importanti diocesani e, su richiesta, esercita il proprio servizio in eventuali Matrimoni, Battesimi, etc.
È composto da ragazzi e ragazze di buona volontà.
Il coro parrocchiale "Perfetta letizia" è una realtà che anima col canto tutte le liturgie della parrocchia.
E' formato da "pochi" cantori di buona volontà (con i quali collaborano, per quanto riguarda le celebrazioni col Vescovo e in alcune Solennità della nostra parrocchia., alti cori della I Vicaria) dall'organista e dalla direttrice del coro .
Desidera rivolgere a tutti i fedeli l'invito a partecipare col canto alle celebrazioni per lodare e ringraziare il Signore in maniera armonica e dignitosa.
A tal fine invita altresì a partecipare alle prove.
E' presente nella parrocchia da qualche decennio....(quarant'anni circa).
E' composta da laici impegnati in Parrocchia che con l'assistenza di P. Sergio, tengono i corsi per fidanzati in preparazione al matrimonio canonico e seguono un gruppo di sposi e famiglie che vedono nel matrimonio un modo per perseguire la santità
Questo Vademecum è stato predisposto per favorire ed accompagnare la nascita dei Consigli Pastorali nelle parrocchie della nostra Diocesi a seguito dell’emanazione, da parte mia, del Decreto Prot.N.C/73/10, del 19 marzo 2010 che approva e promulga lo Statuto, con pari data e numero di protocollo, per la costituzione del Consiglio Pastorale Parrocchiale, in ogni Parrocchia della Diocesi, entro e non oltre il 30 settembre 2010. Grazie a questo sussidio, suggerito dal Consiglio Pastorale Diocesano ed elaborato insieme ad alcuni dei suoi membri, che desidero ringraziare per la collaborazione prestata, si vuole semplicemente offrire una serie di spunti di riflessione e di buone prassi operative per facilitare e sostenere la nascita, in ogni parrocchia della Diocesi, di questi importanti organismi pastorali, coerenti all’ecclesiologia di comunione che il Concilio Vaticano II ha indicato come motivo ispiratore nell’edificare la comunità cristiana.
La storia
Fondazione sec. IX
Rifacimento sec. XIII e XIX
Una tradizione ininterrotta attribuisce la costruzione della parte più antica della chiesa di Santa Maria Maggiore, quella corrispondente all'attuale coro, al pontefice tiburtino Simplicio (468-483).
Potrebbe essere, però, più verosimile l'ipotesi di alcuni autori che sostengono l'edificazione di chiesa e monastero intorno al IX secolo, durante la rifioritura Carolingia in Italia, in un periodo ancora di grande espansione del monachesimo benedettino. Il dato tradizionale sostiene che Simplicio avrebbe anche donato un'immagine del Salvatore alla Cattedrale tiburtina e un'immagine della Vergine alla chiesa di Santa Maria Maggiore, entrambe dipinte sulla falsariga delle immagini attribuite all'evangelista Luca. Notizie storiche documentate ricordano che intorno al 1130 un monaco benedettino di nome Giovanni iniziò a raccogliere offerte per l'ampliamento della chiesa primitiva. Altri lavori furono avviati intorno al 1256 quando la chiesa e il convento vennero assegnati alle cure dei frati francescani conventuali che realizzarono gli affreschi del coro, il portale interno con arco gotico, il rosone, il pavimento cosmatesco (commissionato da Maria Bovini) e altre decorazioni. Ma soprattutto a questo periodo risale la realizzazione dell'immagine della Madonna delle Grazie, da parte del pittore francescano Jacopo Torriti, autore di mosaici nell'abside della basilica di S. Giovanni in Laterano e di S. Maria Maggiore a Roma, e affreschi presso la basilica superiore di S. Francesco ad Assisi. All'inizio del 1400,venne realizzato da Angelo da Tivoli il portale gotico e il tabernacolo su commissione del capomilizia Nicolo Brunetti. La contemporanea chiusura delle due arcate laterali fece praticamente sparire il nartece, realizzando l'attuale aspetto della facciata. Pio II, costruttore della maestosa Rocca Pia, nel 1461, durante uno dei suoi soggiorni a Tivoli, insoddisfatto di come i frati conventuali tenessero il convento e la chiesa, decise di affidarne la cura ai frati francescani osservanti, che tuttora la tengono. L'intervento dei cardinali d'Estc, tutti sepolti sotto il presbiterio, influì molto sull'edifìcio: sottrassero tutta la fila delle cappelle della navata destra per ampliare il chiostro del convento, che poi divenne parte della famosa villa. In compenso sembra che abbiano provveduto, grazie anche all'opera del p. Costanze da Roma, a far disegnare dall'architetto Galvani l'attuale elegante altare che conserva il dipinto della Vergine e, probabilmente, a terminare la costruzione del campanile (1590-1607). Tra il 1600 e il 1900 ulteriori lavori trasformarono l'edifìcio secondo i gusti del tempo oppure tentatarono di riportarlo al disegno originario. Nel XVII secolo fu edificato il nuovo convento francescano che, dopo alterne vicende, nel 1890 divenne proprietà dello Stato, il quale lo demolì per realizzare l'adiacente Convitto Nazionale. Dal 1856, a seguito del crollo della chiesa parrocchiale di S. Croce (1843), la chiesa di S. Maria Maggiore ha assunto il nome di quella parrocchia e il ruolo, divenendo ancor più luogo di incontro dell'intera comunità tiburtina, soprattutto dopo il grande sviluppo urbanistico che ha posto l'edificio nel nuovo centro della città.
L'esterno
Alla fine del XVI secolo risale la fondazione del campanile (1590) commissionato dal padre guardiano Costanze da Roma, lo stesso che fece eseguire l'altare maggiore.
Entrambi, secondo gli studi più recenti (Sunzini - Magnanti, pp. 3 e ss.), vennero realizzati su disegno dell'architetto al servizio della Casa estense Galvani.
Nel progetto del campanile l'architetto ha tenuto presente gli altri campanili di Tivoli, in particolare quello della cattedrale di San Lorenzo di epoca medioevale con coronamento a cuspide.
La facciata della chiesa è distinta in due parti: l'inferiore con un grande portale in marmo bianco ad arco ogivale, quattro sirene monofore e due oculi, la superiore in secondo piano, che corrisponde alla navata centrale, con grande rosone e terminazione a timpano triangolare.
Sopra il portale è un tabernacolo in marmo ad arco ogivale impostato su colonnine a mensola. L'esterno della chiesa conserva, quindi, maggiormente rispetto ai resto dell'edificio il carattere medioevale con la parete muraria in laterizi a fasce ricorrenti e tufelli rettangolari.
Alla fine del XIV secolo (1392) venne realizzato da Angelo de Tibure il portale, come ricorda l'iscrizione posta sotto l'epigrafe delle indulgenze concesse da Bonifacio IX: HOC OPUS FECIT MAGISTER ANGELUS DE TIBURE TEMPORE GUARDANATUS FRATRIS FRANCISCI IN VIA MAIORI. Al secolo successivo, invece, risale la chiusura delle arcate della facciata, ancora oggi ben visibile.
La volta del presbiterio
La serie dei quattordici tondi con le immagini di Santi francescani dipinti sulle pareti della navata centrale della chiesa venne eseguita, insieme alla decorazione della volta del presbiterio, con S. Francesco, S. Bernardino da Siena, S. Antonio da Padova e S. Simplicio, dal pittore Michelangelo Cianti di Montecelio (Ballerini, p. 104). Il Cianti è un pittore appartenente all'Ordine francescano vissuto tra il 1840 e il 1923. Aveva appreso l'arte pittorica presso il convento francescano del-l'Aracoeli a Roma, studiando e copiando le opere dei grandi maestri fiorentini del Cinquecento. Specializzato nella rappresentazione di soggetti francescani, ha lavorato spesso nella zona dei Monti Tiburtini, a Palombara, a Montecelio e a Tivoli. La serie dei ritratti di S. Maria Maggiore rivela i caratteri peculiari del suo stile accademico, ispirato alla pittura rinascimentale: panneggi mossi, atteggiamenti equilibrati, espressioni ispirate.
M.C.
L'altare maggiore
La mensa d'altare, ad andamento mistilineo reca al centro l'emblema dell'Ordine francescano: le due braccia incrociate con la croce al centro. Al di sopra si erge una struttura con colonne in marmo variegato che sorreggono un timpano triangolare sormontato da una raggiera. Al centro è l'immagine della Vergine entro una cornice e chiusa da una lastra di vetro. Tra le colonne, con capitelli corinzi dorati, vi sono ghirlande e un cherubino. L'altare è collegato ai due pilastri che delimitano il presbiterio mediante cornici che sorreggono due busti reliquiari. L'altare venne eretto, secondo quanto ricorda l'iscrizione posta sul retro: DEIPARAE MA-RIAE AC FRANCISCO ANNO MDXCII PRIORUM ELEMOSINIS A FUNDAMEN-TIS POSITUM A. P. F. CONSTANTIO DE ROMA GUARDIANO ANNO VERO MDCXCV1I FULMINIS ICTU PERCUS-SUM BENEFACTORUM OPE RESTAURAVI? R. P. F. IO / HIERON DE ROMA GUARDIANUS MDCXCVIH, in seguito alla rovina di quello precedente causata da un fulmine penetrato all'interno della chiesa dalia volta del presbiterio. L'allora guardiano del convento francescano, padre Coscanzo da Roma, fece realizzare l'altare in marmi policromi con le insegne dell'Ordine sulla mensa e sulle due mensole che collegano l'altare ai pilastri dei presbiterio. Dedicato alla Vergine, presenta al centro il dipinto su tavola della Madonna dell'Intercessione, copia della famosa immagine dell'Aracoeli, e !a scritta in lettere cubitali greche della Theotokos, Madre di Dio.All'interno della mensa sono conservate reliquie di vari Santi come risulta anche dall'iscrizione: MULTAE RELIQUIAE SANC-TORUM REQUIESCUNT sul bordo frontale della mensa. Il Pacifici (pp. 132 e ss.) avanza l'ipotesi che la struttura architettonica dell'altare sia stata progettata,su commissione di Luigi d'Este, dall'architetto della casa estense Galvani, impegnato nella costruzione della grandiosa Villa a fianco della chiesa.
Bibliografia: Casimiro da Roma, 1744, pp. 532-575; V. Pacifici, 1938-39, pp. 126-134; A. Valle, in AA. VV.. 1988, pp. 60 e 64
M.C.
Una tavola dipinta con l'immagine delia Vergine venne collocata al centro dell'altare maggiore della chiesa di S. Maria Maggiore in occasione della nuova costruzione dell'altare avvenuta nel 1592 in seguito alla rovina di quello più antico. Da questo momento l'immagine della Vergine comincia ad essere venerata in modo particolare a Tivoli.
La figura, piuttosto rigida e statica, della Vergine si staglia nettamente con il suo manto scuro sul fondo dorato, secondo la tecnica tradizionale delle icone bizantine. Il fondo d'oro costituisce, comunque, una caratteri stica delle pitture di Cimabue e del giovane Giotto, con cui prendono nuovo vigore i caratteri tradizionali della pittura bizantina. Il dipinto, cm. 103x65x4, collocato su una tavola di quercia composta da tre pezzi, foderata di tela e ricoperta da calce, rappresenta il busto della Vergine in atteggiamento di preghiera, con la mano sinistra sul petto e la destra all'altezza della spalla. La figura della Madonna, piuttosto rigida e statica, si staglia nettamente con il suo manto scuro su fondo dorato, secondo la tecnica tradizionale delle icone bizantine; negli angoli dell'icona tiburtina sono effigiati l'arcangelo Gabriele e il salvatore benedicente, a richiamare rispettivamente i due misteri dell'Annunciazione e dell'Assunzione, mentre alla base sono tracciate le parole latine: AVE GRA(TIA) PLENA D(O)M(INUS) TECU(M) che esprimono per l'appunto il saluto rivolto dall'arcangelo a Maria quando a Nazareth le portò il messaggio del prossimo concepimento divino.
L'attribuzione al Torriti, impegnato in opere presso altri edifici francescani, troverebbe conferma,sempre secondo il Rosa De Angelis, nel fatto che il dipinto fu commissionato verosimilmente dagli stessi frati della chiesa tiburtina al tempo del pontefice Niccolo IV (1288-1292). L'attribuzione del Rosa De Angelis è venuta, però, a cadere in occasione del restauro del dipinto eseguito nel 1969 e diretto da I. Toesca(pp. 9-11). Le analisi di laboratorio, infatti, hanno dimostrato senza ombra di dubbio che la tavola è una copia "moderna", una "riproduzione quasi scientifica" realizzata con l'originale di fronte, tra la fine del XVIII e i primi del XIX secolo. Lo scambio delle due opere potrebbe essere avvenuto, secondo la Bernardini (in AA. W., p. 59, nota 1), dal momento che alla fine del XVII secolo un fulmine danneggiò il campanile e, all'interno, l'altare maggiore. Il padre superiore del convento dei francescani, Luigi Bartocci, insieme al vescovo Carlo Gigli, al gonfaloniere della città Antonio Taddei e a molti altri tiburtini, intorno alla metà del 1800, si recò in S. Pietro portando con sè i documenti necessari per l'incoronazione della venerata immagine di Maria SS. delle Grazie. Sin dai primi secoli la chiesa cattolica aveva acquisito l'uso di incoronare le immagini del Salvatore e della Madre, come atto di concreto omaggio e di testimonianza tangibile della propria devozione.
La più antica testimonianza risale a Gregorio III che nell'anno 731, nonostante le furiose lotte iconoclaste, incoronava un'immagine della Vergine nella basilica vaticana. Queste alcune parole del vescovo nella lettera presentata in Vaticano: "Rendiamo noto e attestiamo che in questa nostra città esiste un'immagine della beatissima Vergine Maria chiamata Maggiore: é incredibile quanti e quali beni abbia apportato alla nostra città, e quanti benefici largisca quasi ogni giorno... I cittadini si allietano di aver in questa immagine Patrona Colei che nel presente pericolo si mostra sempre custode vigilantissima e benignissima della città". La cerimonia dell'Inchinata svolta nel 1851 fu solenne e memorabile anche se l'incoronazione avvenne solo il giorno 17. Sin dal primo mattino cominciarono le celebrazioni liturgiche accompagnate da nuove composizioni musicali; i tiburtini e migliaia di forestieri giunti da Roma e dai paesi vicini assistettero alla Messa solenne e formarono una solenne processione che, partendo dalla Cattedrale, arrivò a Piazza Trento. Qui il cardinale Mario Mattei,arciprete del capitolo vaticano, incoronò la Madonna delle Grazie fra uno scampanio di campane ed uno scoppiettio di fuochi artificiali. Il rito dell'incoronazione si concluse con il canto del Te Deum dopo di che una grande processione portò la sacra immagine per tutte le vie della città addobbate a festa e illuminate con migliaia di fiaccole.
Bibliografìa: S. Melchiorri, 1864; S. Rosa De Angelis, 1924, pp. 149-151; R. Mosti, 1968; I. Toe-sca, 1969, n. 1, pp. 9-11; A. Valle, in AA. VV., 1988, pp. 59-62 (a cura di M.G. Bernardini con ulteriori riferimenti bibliografici) M.C.
Parti del testo sono state tratte direttamente dal sito www.tibursuperbum.it
Crocefisso
Sulla parete della navata laterale destra della chiesa, entro una nicchia affrescata con immagini di putti angelici e cherubini tra nubi, è posta una croce lignea con il Cristo. Inchiodato e incoronato di spine, Gesù è cinto ai fianchi da un drappo e volge il capo verso il basso. L'opera, restaurata di recente, viene attribuita dal Coccanari e in seguito dal Mosti allo scultore toscano Baccio da Montelupo, vissuto tra il 1469 ed il 1535. Autore di numerosi Crocefissi, soprattutto nel periodo del suo soggiorno a Lucca nei primi anni del XVI secolo, Baccio da Montelupo non ha ricevuto ancora da parte degli studiosi un'analisi compieta della sua opera. Il Lisner ha passato in rassegna i crocefissi lignei dell'artista presenti in Toscana ma non cita ii Crocefisso di Santa Maria Maggiore a Tivoli. Rispetto ai crocefissi ascritti al Montelupo quello di S. Maria Maggiore presenta una struttura semplificata e manca di quella drammaticità che lo scultore aveva trasmesso ai crocefissi del periodo di Lucca. In assenza di notizie storiche e documentarie l'opera, databile certamente al XVI secolo, può essere collocata ugualmente in ambito artistico toscano. Sulla parete della nicchia dove è collocato il Crocefisso gli angeli e i cherubini tra nubi sono stati realizzati in epoca posteriore.
Bibliografia: G. Coccanari, 1958, p. 116; R. Mosti, 1968, p. 117; A. Valle, in AA. VV., 1988, pp. 82-83
M.C
Sant'Egidio
Entro una finta nicchia, seduto su di un trono, è ritratto un Santo in abiti vescovili. Ai due lati, in primo piano, sono raffigurate stanti due Sante martiri. Le immagini rappresentano il santo vescovo Egidio e le Sante Anatolia, alla sua destra, e Caterina d'Alessandria. Il dipinto ad affresco, databile al XVII secolo, sostituisce una raffigurazione più antica ricordata dal Valle eseguita ad olio e attribuita dallo studioso a seguaci dì Giulio Romano.
Parrocchia Santa Croce in Santa Maria Maggiore
Piazza Trento 3
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Telefono: 0774 336767
Fax: 0774 310884
E-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
ORARI DELLE SS MESSE
ORA SOLARE
Giorni feriali 8 - 17.30 Ogni primo giovedì del mese ore 19.30
Sabato 8 - 17.30
Domenica 8.30 - 10.30 - 12.00 - 17.30
ORA LEGALE
Giorni feriali 8 - 18.30 Ogni primo giovedì del mese ore 19.30
Sabato 8 - 18.30
Domenica 8.30 - 10.30 - 12.00 - 18.30
I sacerdoti sono a disposizione per le confessioni:
dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 12 e dalle 16 alle 18.30
la Domenica e festivi, durante le SS Messe
In chiesa si tiene l'adorazione perpetua 24 ore tutti i giorni, salvo interruzioni dovute a situazioni particolari nel corso dell'anno