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IL MESSAGGIO DEI VESCOVI ITALIANI

Il diffondersi di una “cultura di morte”

In questo nostro tempo, quando l’esistenza si fa complessa e impegnativa, quando sembra che la sfida sia insuperabile e il peso insopportabile, sempre più spesso si approda a una “soluzione” drammatica: dare la morte. Certamente a ogni persona e situazione sono dovuti rispetto e pietà, con quello sguardo carico di empatia e misericordia che scaturisce dal Vangelo. Siamo infatti consapevoli che certe decisioni maturano in condizioni di solitudine, di carenza di cure, di paura dinanzi all’ignoto… È il mistero del male che tutti sgomenta, credenti e non. Ciò, tuttavia, non elimina la preoccupazione che nasce dal constatare come il produrre morte stia progressivamente diventando una risposta pronta, economica e immediata a una serie di problemi personali e sociali. Tanto più che dietro tale “soluzione” è possibile riconoscere importanti interessi economici e ideologie che si spacciano per ragionevoli e misericordiose, mentre non lo sono affatto.
Quando un figlio non lo posso mantenere, non l’ho voluto, quando so che nascerà disabile o credo che limiterà la mia libertà o metterà a rischio la mia vita… la soluzione è spesso l’aborto.

Quando una malattia non la posso sopportare, quando rimango solo, quando perdo la speranza, quando vengono a mancare le cure palliative, quando non sopporto veder soffrire una persona cara… la via d’uscita può consistere nell’eutanasia o nel “suicidio assistito”.
Quando la relazione con il partner diventa difficile, perché non risponde alle mie aspettative… a volte l’esito è una violenza che arriva a uccidere chi si amava – o si credeva di amare –, sfogandosi persino sui piccoli e all’interno delle mura domestiche.
Quando il male di vivere si fa insostenibile e nessuno sembra bucare il muro della solitudine… si finisce non di rado col decidere di togliersi la vita.

Quando l’accoglienza e l’integrazione di chi fugge dalla guerra o dalla miseria comportano problemi economici, culturali e sociali… si preferisce abbandonare le persone al loro destino, condannandole di fatto a una morte ingiusta.
Quando si acuiscono le ragioni di conflitto tra i popoli… i potenti e i mercanti di morte ripropongono sempre più spesso la “soluzione” della guerra, scegliendo e propagandando il linguaggio devastante delle armi, funzionale soprattutto ai loro interessi.
Così, poco a poco, la “cultura di morte” si diffonde e ci contagia.

Per una “cultura di vita”

Il Signore crocifisso e risorto – ma anche la retta ragione – ci indica una strada diversa: dare non la morte ma la vita, generare e servire sempre la vita. Ci mostra come sia possibile coglierne il senso e il valore anche quando la sperimentiamo fragile, minacciata e faticosa. Ci aiuta ad accogliere la drammatica prepotenza della malattia e il lento venire della morte, schiudendo il mistero dell’origine e della fine. Ci insegna a condividere le stagioni difficili della sofferenza, della malattia devastante, delle gravidanze che mettono a soqquadro progetti ed equilibri… offrendo relazioni intrise di amore, rispetto, vicinanza, dialogo e servizio. Ci guida a lasciarsi sfidare dalla voglia di vivere dei bambini, dei disabili, degli anziani, dei malati, dei migranti e di tanti uomini e donne che chiedono soprattutto rispetto, dignità e accoglienza. Ci esorta a educare le nuove generazioni alla gratitudine per la vita ricevuta e all’impegno di custodirla con cura, in sé e negli altri. Ci muove a rallegrarci per i tanti uomini e le donne, credenti di tutte le fedi e non credenti, che affrontano i problemi producendo vita, a volte pagando duramente di persona il loro impegno; in tutti costoro riconosciamo infatti l’azione misteriosa e vivificante dello Spirito, che rende le creature “portatrici di salvezza”. A queste persone e alle tante organizzazioni schierate su diversi fronti a difesa della vita va la nostra riconoscenza e il nostro incoraggiamento.

Ma poi, dare la morte funziona davvero?

D’altra parte, è doveroso chiedersi se il tentativo di risolvere i problemi eliminando le persone sia davvero efficace.
Siamo sicuri che la banalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza elimini la ferita profonda che genera nell’animo di molte donne che vi hanno fatto ricorso? Donne che, in moltissimi casi, avrebbero potuto essere sostenute in una scelta diversa e non rimpianta, come del resto prevedrebbe la stessa legge 194 all’art.5. È questa la consapevolezza alla base di un disagio culturale e sociale che cresce in molti Paesi e che, al di là di indebite polarizzazioni ideologiche, alimenta un dibattito profondo volto al rinnovamento delle normative e al riconoscimento della preziosità di ogni vita, anche quando ancora celata agli occhi: l’esistenza di ciascuno resta unica e inestimabile in ogni sua fase.

Siamo sicuri che il suicidio assistito o l’eutanasia rispettino fino in fondo la libertà di chi li sceglie – spesso sfinito dalla carenza di cure e relazioni – e manifestino vero e responsabile affetto da parte di chi li accompagna a morire?
Siamo sicuri che la radice profonda dei femminicidi, della violenza sui bambini, dell’aggressività delle baby gang… non sia proprio questa cultura di crescente dissacrazione della vita?

Siamo sicuri che dietro il crescente fenomeno dei suicidi, anche giovanili, non ci sia l’idea che “la vita è mia e ne faccio quello che voglio?”

Siamo sicuri che la chiusura verso i migranti e i rifugiati e l’indifferenza per le cause che li muovono siano la strategia più efficace e dignitosa per gestire quella che non è più solo un’emergenza?

Siamo sicuri che la guerra, in Ucraina come nei Paesi dei tanti “conflitti dimenticati”, sia davvero capace di superare i motivi da cui nasce? «Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione» (Francesco, Omelia al sacrario di Redipuglia, 13 settembre 2014).

La “cultura di morte”: una questione seria

Dare la morte come soluzione pone una seria questione etica, poiché mette in discussione il valore della vita e della persona umana. Alla fondamentale fiducia nella vita e nella sua bontà – per i credenti radicata nella fede – che spinge a scorgere possibilità e valori in ogni condizione dell’esistenza, si sostituisce la superbia di giudicare se e quando una vita, foss’anche la propria, risulti degna di essere vissuta, arrogandosi il diritto di porle fine. Desta inoltre preoccupazione il constatare come ai grandi progressi della scienza e della tecnica, che mettono in condizione di manipolare ed estinguere la vita in modo sempre più rapido e massivo, non corrisponda un’adeguata riflessione sul mistero del nascere e del morire, di cui non siamo evidentemente padroni. Il turbamento di molti dinanzi alla situazione in cui tante persone e famiglie hanno vissuto la malattia e la morte in tempo di Covid ha mostrato come un approccio meramente funzionale a tali dimensioni dell’esistenza risulti del tutto insufficiente. Forse è perché abbiamo perduto la capacità di comprendere e fronteggiare il limite e il dolore che abitano l’esistenza, che crediamo di porvi rimedio attraverso la morte?

Rinnovare l’impegno

La Giornata per la vita rinnovi l’adesione dei cattolici al “Vangelo della vita”, l’impegno a smascherare la “cultura di morte”, la capacità di promuovere e sostenere azioni concrete a difesa della vita, mobilitando sempre maggiori energie e risorse. Rinvigorisca una carità che sappia farsi preghiera e azione: anelito e annuncio della pienezza di vita che Dio desidera per i suoi figli; stile di vita coniugale, familiare, ecclesiale e sociale, capace di seminare bene, gioia e speranza anche quando si è circondati da ombre di morte.

Ceigiornata della vita

 

Per raggiungerlo con l'auto prendere l'autostrada A1 Roma Firenze poi la superstrada Orte Terni e infine da Terni la statale SS3 bis via Tiberina fino a Collevalenza

Informazioni: www.collevalenza.it

La storia

Madre Speranza di Gesù, al secolo María Josefa Alhama Valera (Santomera, 30 settembre 1893 – Collevalenza, 8 febbraio 1983),nacque nel 1893 a Santomera, nella regione di Murcia (Spagna), da una famiglia indigente, primogenita di nove figli da un bracciante e una casalinga. Madre Speranza conobbe e condivise la povertà della sua famiglia.
Dopo essere entrata a far parte, all'età di 21 anni, della Congregazione delle "Figlie del Calvario" a Villena, nel 1930 fondò a Madrid quella che sarebbe diventata la Congregazione delle Ancelle dell'Amore Misericordioso.
Madre Speranza, dagli anni cinquanta, cominciò a realizzare il progetto che per lei rappresentava la volontà di Dio: la costruzione di un santuario dedicato all'Amore Misericordioso di Dio, al quale dedicò la sua vita. Questa fu la sua missione e la sua opera definitiva. Volle in questo luogo "far conoscere a tutti che Dio è un Padre che ama, perdona, dimentica e non tiene in conto i peccati dei suoi figli quando li vede pentiti". 
Oltre a diversi fenomeni prodigiosi quali la trasmutazione di acqua in olio e altri, Madre Speranza (come altre figure mistiche), è stata protagonista in vita di fenomeni di bilocazione. Stigmatizzata, spesso essudava sangue. Memorabile è l'episodio avvenuto nel 1960, quando, essendo il paese umbro di Collevalenza privo di acqua, Lei, affidandosi a Dio (il suo "ingegniero"), indicò con il bastone il punto in cui si doveva procedere con la trivellazione per trovare l'acqua che avrebbe rinnovato i prodigi di Lourdes. Dopo la rottura di numerose trivelle (secondo la mistica causate dal Demonio), venne trovata la falda acquifera che Madre Speranza definì «il sollievo del corpo per trovare Dio». Solo nell'anno 1998 si sono registrati quasi 800 casi di guarigione.
Il 22 novembre 1981 papa Giovanni Paolo II si recò in visita al santuario, incontrando anche Madre Speranza. L'anno successivo il santuario ottenne il riconoscimento di Basilica minore.Durante un'udienza svoltasi a Roma nel 1981, papa Giovanni Paolo II si espresse con queste parole nei confronti di Madre Speranza e delle sue "ancelle":
« Il mondo è assetato, anche senza saperlo, della Misericordia divina e in questo mondo voi siete chiamati a porgere quest'acqua prodigiosa e risanatrice dell'anima e del corpo. »
(Giovanni Paolo II, Roma, 1981) 
Nel santuario da lei voluto, Madre Speranza visse fino al giorno della sua morte, avvenuta l'8 febbraio 1983. Il suo corpo, come aveva desiderato, riposa nella cripta del santuario stesso.
Il 24 aprile 1988 è iniziato il processo per la canonizzazione nella diocesi di Orvieto-Todi. Il 12 giugno 1992 la Congregazione delle Cause dei Santi ha concesso il decreto di validità giuridica degli atti del processo diocesano, concluso l'11 febbraio 1990. Il 12 giugno 1993 è avvenuta la consegna alla Congregazione delle Cause dei Santi della positio sulla vita e le virtù di Madre Speranza. Il 23 aprile 2002 la Chiesa, dopo aver riconosciuto le sue virtù eroiche, l'ha proclamata venerabile[3]. Il 5 luglio 2013, con il consenso di papa Francesco, il cardinale Angelo Amato ha emesso il decreto di beatificazione. Il rito di beatificazione è stato celebrato il 31 maggio 2014, presso il santuario di Collevalenza.
 
 
 
Eventi miracolosi
Giunta in Italia nel maggio 1936, la Beata Madre Speranza andò a vivere a Roma. Tra i tanti fatti di cui si rese protagonista, ci fu l'episodio in cui circa cinquecento persone vennero sfamate, pur avendo a disposizione pochissimo cibo. Secondo i testimoni (di cui alcuni tuttora viventi), le pentole pur essendo svuotate di minestra, mantenevano sempre lo stesso livello. Pietro Iacopini, che visse per più di 35 anni al fianco della venerabile Madre Speranza di Gesù, racconta innumerevoli altri fatti apparentemente inspiegabili che segnarono l'esistenza terrena di Madre Speranza. Tra questi, la materializzazione di una statuina di Gesù bambino da inserire in un presepio (statuina attualmente custodita ad Alfaro in Spagna), la incredibile pioggia di denaro caduto letteralmente dal cielo (in presenza di numerosi testimoni) avvenuta presso il santuario di Collevalenza. Soldi destinati al pagamento degli operai che avevano costruito lo stesso santuario. E infine, ma non ultima, la materializzazione di 40 milioni delle vecchie lire (trovati dentro una scatola di cartone appoggiata su un letto), che servirono per pagare gli operai che avevano costruito la Via Crucis del santuario. Ad assistere alla scena stavolta fu il Sig. Ennio (uno dei più stretti collaboratori di Madre Speranza), che rimase sbalordito e incredulo. In quel periodo tale Sig. Ennio attraversava un momento di crisi e aveva preso la decisione di andar via dal santuario. Inutile dire che dopo il suddetto episodio non se ne andò più. La cosa che sconvolse tutti, fu che la cifra trovata era esattamente l'importo che doveva essere consegnato alla ditta che aveva costruito la Via Crucis al santuario di Collevalenza.
Secondo il Padre Spirituale, avrebbe ricevuto in sogno dal Signore in persona la profezia che il Vescovo di Todi stava per morire di un tumore in fase terminale, e per entrare in Paradiso come premio della Consacrazione del primo santuario al mondo dedicato all'"amore misericordioso". Durante il funerale, alle ore 18:00, la monaca cadde "in estasi" vedendo il Signore e il Vescovo che le confessò di essere stato in Purgatorio, e che lì due giorni di Purgatorio equivalgono a 80 anni di vita sulla terra. 
 
Al termine della Santa Messa Crismale, il Vescovo di Tivoli, Mons. Mauro Parmeggiani, ha consegnato questa mattina Giovedì 13 aprile 2017, a tutti i sacerdoti, le persone consacrate ed i fedeli della Diocesi Tiburtina un documento preparato da lui ed il Consiglio Presbiterale diocesano dal titolo “Venite e vedrete! (Gv 1,39) –Apprendere l’arte del discernimento pastorale e personale per diffondere la gioia del Vangelo” che, a partire dal prossimo anno pastorale 2017-18, offrirà linee di riflessione e piste di formazione ai presbiteri, alle anime consacrate, ai fedeli e alle intere comunità cristiane della Diocesi affinchè l’arte del discernimento pastorale sia alla base di ogni azione che la Chiesa diocesana realizzerà onde evitare di proporre un Vangelo disancorato dell’uomo di oggi o che non penetri nella sua coscienza che è il luogo privilegiato per vedere, giudicare e agire non con una adesione di fede formale ed esterna, superficiale o ripetitiva, ma vera, interiore, profonda e sempre nuova!
 
Il Vescovo, nel suo documento, invita tutti i cristiani ed in particolare i presbiteri con le loro comunità parrocchiali ad “ascoltare con attenzione il mondo, capire quali siano le attese della gente, guardare la complessità delle situazioni e dei diversi mondi – giovanile, famigliare, delle persone singole, dei poveri, degli anziani … - che si pongono innanzi a noi, incontrare tutti e cogliere ciascuno nel suo essere unico ed irripetibile, senza omologazioni e generalizzazioni, spersonalizzanti e lontane dalla logica di Gesù, che, come il Vangelo ci rivela, è stato esperto nell’arte della relazione, capace di proporre l’annuncio della salvezza a partire dalla condizione esistenziale, umana e spirituale della persona”.
 
Particolare attenzione Mons. Parmeggiani la dedica alla necessità per i pastori di apprendere ed esercitare l’arte del discernimento, ma anche insegnarla ai fedeli, facendo riscoprire loro l’insostituibile luogo sacro della coscienza, aiutandoli a formarla, a illuminarla con la Parola di Dio e con la luce dello Spirito Santo, affinchè sappiano ritenere ciò che è buono e rigettare ciò che non è bene: in sé e specificamente per loro.
 
Il Vescovo di Tivoli chiede anche, in particolare ai sacerdoti, alle anime consacrate e pure a quei fedeli laici che ne siano capaci, di mettersi a disposizione, dopo una adeguata formazione, per il servizio dell’accompagnamento spirituale che richiede innanzitutto che tutti loro si lascino accompagnare spiritualmente da buoni maestri e che siano capaci, dopo aver proposto la bellezza del Vangelo e della dottrina cristiana, di lasciar liberi i fedeli affinchè senza sostituirsi a loro, essi compiano scelte di vita buone. Il Vescovo esprime la convinzione che ciò contribuirà a formare cristiani più maturi e consapevoli, comunità capaci con interiore convinzione di aderire al Vangelo e alla dottrina della Chiesa con gioia.
 
Mons. Parmeggiani invita inoltre i sacerdoti, affinchè abbiano più tempo per dedicarsi a quanto è essenziale per la loro missione – ascoltare, accompagnare, aiutare nel discernere, integrare nella comunità cristiana… – a delegare maggiori responsabilità ai fedeli laici nelle loro comunità.
 
Il Vescovo di Tivoli propone inoltre, come libro biblico per il prossimo anno pastorale, il Vangelo di Giovanni ed annuncia che particolare attenzione dovrà essere riservata a tutti i giovani – non soltanto quelli delle nostre parrocchie o aggregazioni laicali – e a tutte le famiglie, comprese quelle fragili o ferite, secondo la spirito di Amoris laetitia e camminando con la Chiesa che si prepara a celebrare il Sinodo dei Vescovi sui giovani, la fede ed il discernimento vocazionale.
 
A livello giovanile Mons. Parmeggiani, nel testo consegnato, annuncia che il prossimo anno pastorale tutti i giovani che lo desidereranno si metteranno in cammino per preparare e partecipare al grande incontro che si terrà nell’agosto 2018 a Roma con Papa Fratesco in prossimità del Sinodo. L’anno 2017-18 sarà anche anno, per la Diocesi, dove fare discernimento circa l’attuale pastorale giovanile e riscriverla con i giovani stessi, non soltanto con i già appartenenti ma con tutti coloro che lo vorranno, per andare incontro a tutti i giovani per portare loro la gioia del Vangelo accogliendoli ed incontrandoli senza pregiudizi, come sono e dove sono, facendo sentire loro come Cristo li ami e li chiami a stare con Lui per vederLo ed incontrarlo là ove Egli abita: nel cuore dell’uomo e nella comunità dei figli di Dio e per giungere a scelte significative per la vita loro e dei fratelli in umanità.
 
Il prossimo 28 aprile i direttori e responsabili degli Uffici pastorali della Diocesi inizieranno ad incontrarsi per tratteggiare sinodalmente ed ancor più in profondità il cammino indicato dal Vescovo.
 

Cos'è il 5 x 1000

Il 5 x 1000 di cui si sente parlare spesso in questo periodo, è una quota dell'IRPEF che ognuno di noi può decidere di destinare ad un Ente, Associazione, ecc. accreditato in un apposito elenco del Ministero delle Finanze. questa destinazione si deve fare al momento della compilazione della dichiarazione dei redditi.

Da notare due cose importanti:

- il 5 x 1000 è una quota diversa dall' 8 x 1000 che si versa alla Chiesa Cattolica: destinare il 5 x 1000 ad una associazione non significa toglierlo alla Chiesa.

- il 5 x 1000 di cui stiamo parlando, così come l'8 x 1000 non è una tassa in più oltre a quelle che già paghiamo. In assenza di una scelta da parte del contribuente, il 5 x 1000 dell'IRPEF viene comunque incamerato da parte dello Stato che poi lo destinerà a scopi di utilità sociale. 

Ecco qui di seguito i riferimenti per versare il 5 x 1000 alle associazioni ed organizzazioni che fanno parte e operano nella nostra Parrocchia.

 
ASSOCIAZIONE ATTIVITA' ORDINE FRANCESCANO SECOLARE D'ITALIA ONLUS
codice fiscale: 00160170544
 
 
 
 
 
 

 

 

Per raggiungerla arrivare a Grottaferrata per la via Tuscolana, poi svoltare a destra per Via Roma e poi Corso del Popolo. Tempo in auto circa 45 min

 

 

Il Monastero Esarchico di Santa Maria di Grottaferrata, detto anche Abbazia Greca di San Nilo, è stato fondato nel 1004 da un gruppo di monaci greci provenienti dall'Italia meridionale, all'epoca bizantina, guidati da S. Nilo di Rossano, capo carismatico e personalità spirituale di primo piano del suo tempo. I monaci di questa vetusta Abbazia sono Cattolici di rito Bizantino-Greco e rappresentano la Congregazione d'Italia dei Monaci Basiliani, istituzione creata nella Chiesa Cattolica per riunire i monasteri di rito Bizantino presenti nell'Italia meridionale. Attualmente l'Abbazia Greca di Grottaferrata è l'ultimo dei numerosi Monasteri Bizantini che nel medioevo erano diffusi in tutta l’Italia meridionale e nella stessa Roma. Costituisce inoltre un unicum in quanto, fondato cinquanta anni prima dello Scisma che portò alla separazione delle Chiese di Roma e Costantinopoli, è sempre stato in comunione con il Vescovo di Roma, pur conservando il rito Bizantino-Greco e la tradizione monastica orientale delle origini.

 

 

 

 

Per raggiungerlo con l'auto prendere la Maremmana inferiore da Ponte Lucano verso il casello dell'autostrada, superato il quale svoltare a sinistra. Tempo di percorrenza da Tivoli circa 20 min.

Informazioni: www.santuariosanvittorino.it

 

Il Santuario, dedicato a Nostra Signora di Fatima, vuole essere invito ad un’esperienza forte di Dio attraverso l’approfondimento del Messaggio di Fatima, l’ascolto della Parola, il silenzio, la preghiera, l’incontro con i sacerdoti e le suore. Attraverso l’accoglienza qui a San Vittorino, i pellegrini recepiscono l’amore del Padre che li attendeva da sempre. San Vittorino è un luogo di pace, dove ‘si respira’ Dio; molte sono le persone che tornano per ringraziare la Vergine Maria delle grazie ricevute. Grazie specialmente di guarigione dello spirito, di risanamento e riconciliazione interiore, di un nuovo slancio alla propria vita. In questo luogo di grazia molte sono le persone che hanno ritrovato, attraverso la Confessione o l’accompagnamento spirituale, la gioia interiore ed hanno dato nuovo significato alla loro vita. Cerchiamo di accogliere l’invito di Gesù nel Vangelo: “Venite in disparte, in un luogo solitario e riposatevi un po’”, offrendo un habitat che permette la riconciliazione con Dio e con se stessi, mettendo a disposizione dei pellegrini gli spazi di verde, i locali, le varie iniziative che scandiscono l’anno liturgico. Oggi l’uomo ha bisogno di tempo e riflessione, ha bisogno di un clima di silenzio interiore e di quiete, che permetta l’attenzione a Dio per recepire il suo intervento nella propria storia personale. La Casa di Spiritualità “Padre Pio Bruno Lanteri”, situata adiacente al Santuario, è il luogo dove è possibile fermarsi per uno o più giorni e partecipare a momenti di intensa spiritualità per la crescita personale, l’orientamento della propria vita e l’approfondimento della fede. Queste proposte si concretizzano in giornate di spiritualità, ritiri mensili aperti a tutti, momenti di preghiera e di condivisione per coppie di sposi, esercizi spirituali guidati, scuola di preghiera per giovani e molte altre iniziative. Una giornata importante è la Prima Domenica del Mese, giorno dedicato alla Beata Vergine, per cui nel pomeriggio, è proposto ai fedeli un tempo dedicato alla Adorazione Eucaristica, segue la Processione Mariana recitando nell’area del Santuario il S. Rosario con la meditazione dei Misteri e poi la Celebrazione Eucaristica. La Terza Domenica del Mese è una giornata dedicata agli ammalati, al pomeriggio davanti a Gesù solennemente esposto si prega il S. Rosario, segue la Celebrazione Eucaristica con la Benedizione agli ammalati. Il giorno 13 dal mese di maggio ad ottobre è dedicato pure in modo speciale alla Vergine Maria e di sera c’è la Fiaccolata Mariana, molto semplice e suggestiva, in cui i pellegrini si ritrovano per la preghiera a Maria e la Celebrazione Eucaristica. Il Santuario, luogo di evangelizzazione, ha a disposizione una Libreria-Negozio di Articoli Religiosi in cui è possibile trovare libri di preghiere, di teologia, catechetica, spiritualità, sia per giovani ed adulti che per bambini, e tanto altro materiale, utile per la propria formazione. Un altro servizio offerto è il Bar Ristoro del Pellegrino, dove si può prendere qualcosa per la giornata oltre ad prodotti vari da portar via. Le suore sono a disposizione per le varie informazioni.

 

 

Per raggiungerlo con l'auto: prendere l'A24, uscire a Vicovaro - Mandela quindi seguire le indicazioni per Subiaco. Da Subiaco prendere la strada per Jenne, dopodichè svoltare seguendo le indicazioni per il monastero. Tempo circa 1.30 ore. 

E' uno dei monasteri fondati in Italia da San Benedetto. Reca all'interno la grotta in cui il Santo si è ritirato in preghiera, il c.d. "Sacro Speco"

Con l'auto da Tivoli: autostrada A24 fino a Vicovaro - Mandela, poi raggiungere Vallepietra e da lì seguire le indicazioni per il Santuario. Tempo di viaggio in auto circa 1.45 ore. La strada è chiusa nel periodo invernale.

Il santuario, meta di pellegrinaggio a piedi da decenni, è raggiungibile anche per un sentiero di montagna da Campo dell'Osso (Subiaco) con circa due ore di cammino; si tratta di un percorso che può essere a tratti impegnativo quindi da riservare a persone allenate, adeguatamente attrezzate e da fare rigorosamente da tarda primavera a inizio autunno, sempre con buone condizioni meteo. Il percorso non richiede comunque competenze alpinistiche

Il pellegrinaggio è un’esperienza religiosa tipica della pietà popolare, strettamente connessa con il santuario: il pellegrino ha bisogno del santuario e il santuario del pellegrino. Nella Bibbia troviamo i pellegrinaggi dei patriarchi Abramo, Isacco, Giacobbe in luoghi sacri, dove Dio si manifestò ad essi e si impegnò a dare la Terra Promessa. Durante la vita pubblica, anche Gesù si recò abitualmente pellegrino a Gerusalemme. Il pellegrinaggio rappresenta un tempo e un luogo di profonda esperienza religiosa, ci aiuta a metterci in ricerca per incontrare la Persona di Gesù che cammina accanto a noi. Il pellegrinaggio rappresenta un cammino di conversione: è un’opera penitenziale, dove prendiamo coscienza del nostro peccato e ci accostiamo al sacramento della Riconciliazione. I santuari sono un segno della presenza di Dio nel mondo, icona della ‘dimora di Dio con gli uomini’, luoghi di luce e di conforto, forte richiamo alle certezze della fede. I santuari mariani in particolare sono espressione della venerazione  verso la Madre di Dio, Colei che ci accompagna nel cammino ed è Mediatrice di grazia.

ABBAZIA GRECO - BIZANTINA DI S. NILO A GROTTAFERRATA (RM)

SANTUARIO DELLA SS TRINITA' DI VALLEPIETRA (RM)

CONVENTO  - SANTUARIO DI SAN BENEDETTO A SUBIACO (RM) 

SANTUARIO DI N.S. DI FATIMA A SAN VITTORINO (RM)                                                                                        

 SANTUARIO DELL'AMORE MISERICORDIOSO A COLLEVALENZA (PG) 

 

 

 

 

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